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Apologia del Mangione

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“Feels so good di… mmh Chuck Mangione… Evvai le so tutte!"

Questo è un manifesto politico. Riconosciamo il diritto universale di ascoltare la musica che ci piace. In tutta sincerità se mi avessero chiesto qualche mese fa quante probabilità esistessero di sentire “Feels so good” su R.U.N. Radio avrei risposto senza ombra di dubbio: zero!
La vita fortunatamente riserva delle gradite sorprese e quella che sembrava un'idea carina per un promo si è trasformato in un piccolo tormentone all’interno delle nostre quattro mura radiofoniche. Peccato che nel 1978, quando sfiorò il Grammy come miglior canzone dell’anno (lo vinse Billy Joel con “Just the way you are”, fatica sprecata), (quasi) tutti noi non eravamo nemmeno in programma(zione) (se metto un’altra parentesi la censura preventiva vorrà il mio scalpo).
Il succo della storia è che in radio non esistono due persone con gli stessi identici gusti: Daniele e i suoi amati cantautori (tra i quali cito anche J-Ax, Faber nell’alto dei cieli perdonalo), Didi ed il suo trash pop commerciale (Let’s do it, do it, do it), Carla che insiste per gli Editors, Jube con il brit-pop, i nostri programmatori super-rock, Roberto consulente per l’hip-hop r’n’b, io che faccio ramanzine a tutti se non conoscono gli UB40. C’è di tutto e di più.
Se la musica che passiamo piace (ed i riscontri dicono che è così) è perché riusciamo a convogliare le sonorità più disparate in una sequenza gradevole e coerente. Non è un’impresa di poco conto.
E arriva sempre quel momento, quando partono le note di una canzone dei Red Hot Chili Peppers, in cui ci si lancia uno sguardo complice e si corre tutti ad abbracciare Nunzia per essere riuscita ad infilare “Scar Tissue” tra Lily Allen e Gigi D’Alessio.
Last night a DJ saved my life…

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